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Una persona che si fece personaggio

  • Immagine del redattore: FiammaArt
    FiammaArt
  • 14 mag 2019
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 18 nov 2024

Le persone sono abissi da scoprire. Non saprai mai chi hai davanti, ma potrai ugualmente farti una tua idea - “Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso.”


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L’altra sera, più che parlare, ho ascoltato. Non sono brava a parlare io. Le parole non mi mancano, ne ho molte, troppe forse. Parole mie, inespresse, custodite come tesori segreti. Sono poche le persone che abbiano avuto il raro privilegio, o l’onere, di ascoltarle.

E così ascoltavo. Chi mi stava davanti parlava senza veli, rivelando il peso delle proprie disillusioni. “Tutti ti imitano… il modo di vestire, il modo di pensare,” diceva. La voce era ferma, ma ogni parola sembrava emergere da un luogo profondo. E più parlava, più io riflettevo. Raramente mi capita di immergermi così, come in un libro vivente, sfogliando ogni pagina con domande che ricevono risposte limpide.

“Le magliette sono cucite in serie,” dissi infine. “Le immagini copiate, i pensieri traslati. Ma la differenza sta in chi indossa l’abito e in come lo fa. Ognuno è unico, anche chi non sa guardarsi allo specchio.”

Ma persino il fastidio di essere copiati, pensai, può diventare un limite, un difetto. Cosa prova chi imita? Ammirazione? Insicurezza? Presunzione? Ogni battaglia è silenziosa, e non la conosceremo mai del tutto. “Sii gentile, sempre,” mi ripetevo, come un mantra, perché dietro ogni maschera si nasconde un’anima che combatte per definirsi.

Cosa interpretiamo, allora, di chi ci sta davanti? E cosa vediamo davvero? Aveva ragione Pirandello: siamo tutto, uno e nulla. Chi sono io? Dove finisco io e dove inizia ciò che gli altri leggono di me?

Viviamo cercando di districare matasse di pensieri, dimenticandoci che siamo, in fondo, ciò che sentiamo, nient’altro. Anche quando l’emozione è scomoda, dissonante rispetto alle regole della società. Istinto e sensazione: questa è la nostra essenza. Ma continuiamo a inseguire il riflesso che altri colgono di noi, sperando che, leggendoci, ci trasformino in un’idea.

Diventiamo personaggi in cerca di un autore, con la pelle come maschera e l’anima celata sotto strati di artificio. E ci dimentichiamo che non possiamo controllare cosa leggono gli altri nel nostro libro. Perché, allora, indossiamo queste vesti di carnevale in un circo che non esiste?


 
 
 

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